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Immagine del redattoreGiada Palma

La Giornata Internazionale della Donna

Ciao a tutt* e grazie per la bellissima energia che sto raccogliendo in queste settimane dai

vostri messaggi e dal calore di pubblico alle presentazioni del libro!







Oggi è la Giornata Internazionale della Donna e, tra i tanti discorsi di persone più preparate di me sul tema, vorrei che la mia restasse una conversazione quasi privata, come si farebbe seduti su dei cuscini per terra alla fine di una lunga serata tra amici... Perché per me, la riflessione sulla “donna”, è un racconto tutto umano, che passa attraverso i secoli e ci giunge nell’immagine che abbiamo di nostra nonna, poi nostra madre, le sorelle e a seguire le nostre figlie.




Non c’è la “Donna”, ma tante “Donne”, e questa credo sia la prima grande storpiatura della

nostra società. Ho scritto un libro raccontando le storie di venti imprenditrici europee, spesso scienziate, che hanno tanti tratti in comune e altrettante eccezioni a confermare che la regola è l’assenza di regole. Amo descrivere ciò che è insolito, peculiare, unico. Amo la diversità per cultura familiare, perché è quello che ho visto fin da bambina e che mi è stato insegnato ad apprezzare.



Oggi mi sembra che, tra discorsi di odio post-pandemici e le bombe che impediscono la fuga a donne e bambini, ci sia sempre più bisogno di un piccolo promemoria: questo mondo è abbastanza grande per tutti, siano esse persone con convinzioni o nazionalità diverse, siano essi animali, piante o divinità di ogni tipo. E lasciare che ognuno possa abitare con dignità su questo pianeta non è solo una magnifica occasione di incontro, ma è forse il primo, e anche il più dimenticato, dei nostri doveri come esseri umani.



La #cultura investe il femminile di ben precise caratteristiche, tra cui la capacità di prendersi

cura (to nurture rende ancora meglio secondo me), la dolcezza, la gentilezza, la grazia e anche la bellezza, ma pure la fragilità e la vulnerabilità. Non è un caso se la #Terra si scrive al

femminile.




Quest’immagine arriva a noi dal passato, ed è sicuramente parte del nostro DNA perché,

attraverso i secoli, maschile e femminile hanno sviluppato competenze diverse per

sopravvivere in un mondo nel quale resistenza e forza fisica avevano un’importanza del tutto

diversa rispetto ad oggi. Sono pochi i lavori che richiedono grande prestanza fisica, e

generalmente anche i meno pagati. Eppure sopravvive, in modo ormai ampiamente

anacronistico, una visione tutta maschile del mondo del lavoro, dove ancora oggi vengono

premiati atteggiamenti aggressivi e in generale non cooperativi, con grande perdita per le

organizzazioni e la società nel suo complesso. Solo per darvi pochi dati che cito spesso quando parlo ai ragazzi del liceo, questa è ad oggi la situazione in Europa:



È ancora lontana, specialmente in #Italia, una qualche parità di #genere, o #uguaglianza salariale, ma la situazione sta cambiando soprattutto grazie al traino di paesi nei quali si è raggiunta una consapevolezza diversa rispetto al ruolo sociale della donna.

Per il futuro mi auguro di vedere sempre più donne e ragazze raggiungere i vertici di tutte le

istituzioni. Mi auguro di non assistere più a discriminazioni o frasi sessiste coperte

dall’imbarazzo.



Spero che un libro sulle donne diventi del tutto fuori moda. Spero che le donne conquistino ciò che è loro dovuto grazie a qualità e meriti propri. E soprattutto mi auguro che le donne (e gli uomini) possano finalmente rendersi liberi da tutte le classificazioni che li vorrebbero rispondenti a determinate immagini stereotipate. Per questo ho voluto aprire il

blog, la settimana scorsa, mostrando il volto delle donne raccontato al femminile. Perché una donna non deve essere accudente. Perché un uomo non ha diritto ad essere accudito. Perché la responsabilità non ha sesso, non riguarda le madri, riguarda l’intero genere umano. Insomma, l’augurio che oggi faccio alle donne è che possano prendere in mano la penna e (de)scrivere il futuro esprimendo in modo autentico le loro voci.





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